La misura di una grandezza fisica quale
il tempo è strettamente legata allo stato (di quiete o di moto)
dell’osservatore (del sistema di riferimento). Più in generale le leggi della
meccanica – la relazione delle grandezze osservabili – sono le stesse per
osservatori in moto rettilineo uniforme l’uno rispetto l’altro. I valori
riscontrati possono essere cioè resi coerenti grazie ad apposite trasformazioni
che rendono, appunto, le leggi invarianti. Ciò significa che non è possibile
evidenziare, con esperimenti di meccanica, il moto assoluto di un sistema.
Consideriamo
un passeggero su un vagone ferroviario lungo 10 metri e un osservatore sulla banchina dove sono stati evidenziati due
punti che corrispondono alla lunghezza del vagone. Il treno viaggia
parallelamente alla banchina quindi accadrà, ad un certo istante, che l’inizio
e la fine del vagone coincideranno con i due punti della banchina.
Se
il vagone procede con una velocità di 1
m/s e il passeggero cammina (velocemente) nel verso del moto del vagone ad
una velocità 2 m/s per l’osservatore
il vagone impiegherà 10 secondi ad attraversare
i due punti sulla banchina mentre evidenzierà che al passeggero saranno
sufficienti 3,33 secondi per andare
da un punto all’altro evidenziato sulla banchina.
Ancora,
se il passeggero si trova davanti all’osservatore e cammina nel verso opposto
al moto del vagone ad una velocità di 1 m/s
egli resterà nella posizione di fronte all’osservatore.
Verifichiamo
una situazione diversa. Il passeggero è fermo al centro della carrozza così
come l’osservatore sulla banchina è fermo al centro dei due punti
corrispondenti alla lunghezza del vagone. Due carrelli, provenienti dalle due
estremità del vagone e che viaggiavano a velocità costante con verso opposto si
scontrano proprio davanti al passeggero e davanti all’osservatore. Il passeggero
rileva la velocità dei carrelli e i metri che hanno percorso; le due velocità,
con verso opposto, sono di 0,5 m/s e le
distanze dal punto di impatto sono anch’esse uguali: dopo 10 secondi sono
uguali a 5 m (sempre con verso
opposto). È proprio perché sono soddisfatte queste condizioni che il passeggero
vede scontrarsi al centro della carrozza i due carrelli.
Poiché
i carrelli si scontrano anche davanti all’osservatore cosa conclude quest’ultimo?
È evidente l’impossibilità che i due carrelli abbiano la stessa velocità se
lasciati partire nello stesso istante. Perché questa condizione sia soddisfatta è infatti necessario che il carrello partito dalla fine del vagone abbia una
velocità 3 volte inferiore rispetto a quello partito dall’inizio del treno.[1]
In
conclusione, se i due eventi sono simultanei per il passeggero e per
l’osservatore non possono esserlo le distanze percorse e le velocità! La misura
della grandezza fisica tempo (e quindi velocità e spazio) per una stessa
distanza dipende dunque dallo stato dell’osservatore (gli eventi possono essere
correlati, per velocità non relativistiche, attraverso le trasformazioni di
Galileo).
Ma
se ripetiamo l’osservazione considerando i fenomeni elettromagnetici che
risultati otteniamo? La velocità della luce non sottostà alla legge della composizione
delle velocità, non dipende cioè dal moto relativo tra sorgente e osservatore. L’impossibile
distinguere, sulla base di esperienze meccaniche, tra sistema di riferimento in
quiete e sistema di riferimento in moto rettilineo uniforme è infatti reso compatibile
con la costanza della velocità della luce (e le leggi dell’elettromagnetismo)
attraverso la relatività speciale (o ristretta) che inserisce nel giusto
contesto le trasformazioni di Lorentz.
Due problemi restano
però aperti.
Il primo è la dicotomia
tra il limite imposto dalla velocità della luce e la legge di gravitazione
universale, una legge non relativistica, che prevede un’azione a distanza di
tipo istantaneo. Per la legge di gravitazione universale, se si raddoppiassero
i quasi 150 milioni di km che
separano mediamente la Terra dal Sole, la forza (di gravità) agente tra le due
masse cambierebbe immediatamente, senza alcun ritardo. L’informazione sulla
nuova posizione si trasmetterebbe cioè a velocità infinita. Ne segue che la
legge di gravitazione universale è incompatibile con la relatività ristretta.
Il secondo problema è
riferito ai sistemi con moto rettilineo uniforme: perché dovrebbero essere
privilegiati rispetto agli altri moti? E in particolare al moto accelerato? La legge della gravitazione universale deve
essere rivista?
Per i sistemi di
riferimento in quiete o che si muovono di moto rettilineo uniforme è stata
introdotta la massa inerziale mentre è stata definita la massa gravitazionale
per l’accelerazione che una massa esercita su un corpo.[2]
Sebbene
già nota la coincidenza numerica tra
massa inerziale e massa gravitazionale (G. Galilei, 1638; I. Newton, 1680; L.
Eötvös, 1885), l’equivalenza tra
massa inerziale e massa gravitazionale non è così scontata; da un lato c’è la
resistenza di un corpo al cambiamento del suo stato di moto rettilineo uniforme
o di quiete mentre, dall’altro, c’è la capacità dei corpi di attrarsi
reciprocamente.[3]
L’esperienza quotidiana ci permette di
osservare alcuni effetti della massa inerziale; agendo con la stessa forza su
due oggetti con massa differente otterremo due risultati distinti. Se
procediamo con la stessa forza su due sfere di ferro, rispettivamente di 10 kg e 5 kg, quest’ultima subirà un’accelerazione doppia rispetto alla
prima; forza ed accelerazione sono direttamente proporzionali in regimi non
relativistici, cioè non sufficientemente prossimi alla
velocità della luce. Operando con una determinata forza su un qualsiasi
oggetto, ne rileveremo un’accelerazione direttamente proporzionale alla forza
applicata e, a parità di forza, possiamo verificare che l’accelerazione subita
dal corpo è inversamente proporzionale al valore della sua massa;
intuitivamente possiamo comprendere che, in un sistema inerziale, questa massa
possa assumere il significato di resistenza al cambiamento di moto e possa
essere definita, appunto, col nome di massa inerziale come descritto nel
secondo principio della Dinamica attraverso la relazione F = ma.
Meno intuitiva è la massa gravitazionale e, in
specifico, l’attrazione terrestre, la legge di caduta dei gravi, secondo la
quale la velocità di caduta di un corpo non dipende dalla sua massa, ma dal
tempo trascorso; durante la loro caduta corpi con masse diverse subiscono
esattamente la stessa accelerazione anche se siamo più propensi a pensare – e
lo stesso Aristotele come noi – che i corpi più pesanti cadono più velocemente.
[4]
Si
cita spesso l’esperimento secondo il quale corpi di differente massa lasciati
cadere dalla torre di Pisa raggiungono il suolo simultaneamente, ovviamente
trascurando la resistenza dell’aria (V. Ranieri, 1641). Più verosimilmente
l’esperimento è stato realizzato facendo ruotare su un piano inclinato sfere
dello stesso materiale ma con differente volume (differente massa) e sfere di
uguale volume ma di materiale diverso (ancora differente massa). In ogni caso
la massa della Terra genera un campo gravitazionale attraverso il quale è
possibile assegnare un peso agli oggetti.
Un
oggetto di 10 kg è attratto con una accelerazione di 9,8 m/s2 così come un oggetto di
100 kg subisce una accelerazione sempre di 9,8 m/s2: l’intensità della forza è 10 volte più intensa ma
così è anche la resistenza del corpo!
Massa inerziale e massa gravitazionale non
sono solo equivalenti da un punto di vista numerico ma gli effetti prodotti da
un campo gravitazionale sono indistinguibili
da quelli prodotti da un (opportuno) sistema di riferimento accelerato. La
teoria della Relatività Generale (A. Einstein, 1916), partendo dal principio di
equivalenza tra gravità e sistema accelerato definirà la validità delle leggi fisiche
tra tutti i sistemi di riferimento: il campo gravitazionale corrisponde ad un
sistema di riferimento non inerziale; ad un sistema di riferimento cioè in cui
tutti i corpi sono soggetti alla medesime forze non dipendenti dalle loro
masse.
Più
in generale si dimostra che massa inerziale e massa gravitazionale hanno
numericamente sempre lo stesso valore (principio di equivalenza debole) e che
in un campo gravitazionale è sempre possibile avere un sistema di riferimento
(accelerato) che ne annulla gli effetti (principio di equivalenza forte).
Da
un punto di vista concettuale non esiste alcun esperimento che ci possa far
distinguere un campo gravitazionale costante da un sistema di riferimento
accelerato (esattamente come in una astronave in orbita attorno alla Terra o in
un ascensore in caduta libera).
Se
un osservatore dentro un ascensore in caduta libera lascia cadere un sasso e
una piuma non li vede arrivare al pavimento perché anche l’ascensore cade con
la stessa accelerazione. Il risultato è che l’osservatore, il sasso e la piuma
rimangono tutte e tre sospesi a mezz’aria. Ma la stessa situazione si presenta
se l’ascensore è lontano da qualsiasi campo gravitazionale: come potrebbe
l’osservatore all’interno dell’ascensore optare per una conclusione piuttosto
che per l’altra?
Di contro, proprio in una situazione di assenza di campi gravitazionali dove
l’osservatore, la piuma e il sasso sono sospesi a mezz’aria se l’ascensore
subisce una improvvisa accelerazione verso
l’alto il suo pavimento si avvicinerà a tutto quello che fluttuante dando
l’impressione di essere soggetti ad un campo gravitazionale.[5]
L’equivalenza
tra massa inerziale e massa gravitazionale permette di sostenere che un sistema
inerziale fermo in un campo gravitazionale uniforme è del tutto equivalente ad
un sistema di riferimento accelerato in cui non agisce alcun campo
gravitazionale (analogamente non c’è differenza fra un osservatore non soggetto
al campo gravitazionale e uno che non sta accelerando) e, pertanto, per le
leggi della meccanica, il campo gravitazionale e il campo inerziale sono
equivalenti.[6]
Se
l’accelerazione e la forza gravitazione sono equivalenti è allora possibile
rimuovere gli effetti di un campo gravitazionale accelerando in modo opportuno
il proprio ambiente circostante. In un’astronave non soggetta alla forza di
gravità i corpi fluttuano nell’aria, ma lo stesso effetto è sperimentabile da
un osservatore posto in un ascensore in caduta libera in un campo
gravitazionale posto sulla terra.[7]
In una regione di spazio in cui il campo
gravitazionale è costante osservatori in luoghi diversi possono fare uno stesso
esperimento ottenendo lo stesso risultato perché le leggi della relatività
ristretta si applicano sul sistema di riferimento di ciascun osservatore.[8]
Per ottenere il medesimo risultato di uno
stesso fenomeno osservato in due sistemi di riferimento soggetti a diversi
valori di campo gravitazionale o di accelerazione si devono invece utilizzare
le leggi della Relatività Generale.
In tale contesto si include il tempo come
dimensione e si introduce il concetto di curvatura dello spazio-tempo.
In assenza di qualsiasi forza gravitazionale
le tre coordinate spaziali e quella temporale costituiscono un sistema
quadridimensionale dove ha valore la cosiddetta geometria di Euclide mentre, in
presenza di un corpo, in presenza di una massa, le coordinate spazio-temporali
sono distorte e, in questo spazio-tempo curvo, la luce e gli altri oggetti si
muovono senza accelerazione lungo linee
curve, chiamate geodetiche (obbedendo
sempre, localmente, alle leggi della relatività ristretta).[9]
La geometria euclidea non è più valida per
misure fatte in uno spazio-tempo curvo e si deve applicare la geometria di Riemann (B. Riemann, 1867).
Il concetto di campo gravitazionale è dunque
sostituito da quello di spazio-tempo curvo;
un corpo dotato di massa altera la geometria spazio-temporale con la formazione
di una vera e propria buca gravitometrica, la cui profondità è tanto più
accentuata quanto più grande è la massa del corpo che l’ha determinata (per
visualizzare questo concetto si usa fare, spesso, raffigurare il corpo come una
sfera di piombo che poggia e deforma un telo elastico con il suo peso).
L’azione gravitazionale non è una forza nel
senso stretto del termine, ma è una proprietà dello spazio-tempo. [10]
La Terra orbita attorno al Sole non perché
attratta da esso ma perché la massa del sole incurva lo spazio-tempo e la Terra
si muove per inerzia – in assenza di forze – lungo una retta in caduta libera
che, in questo spazio-tempo, descrive, nel nostro sistema tridimensionale,
un’orbita ellittica: la teoria della relatività generale ha geometrizzato la
gravità, lo
spazio-tempo.
E proprio come due osservatori in moto
relativo discordano nelle loro misure di tempo, lunghezza, massa e velocità anche
due osservatori soggetti a diversa intensità di un campo gravitazionale
osserveranno fenomeni diversi; il tempo scorrerà più lentamente nel sistema di
riferimento di un osservatore che si trovi in una regione in cui il campo
gravitazionale è più forte e così risultano contratte le lunghezze.[11]
Torniamo all’equivalenza gravità-accelerazione:
come si comporta la luce in un sistema accelerato? Un fascio di luce che entri
attraverso un foro praticato su una parete di un ascensore (o in un razzo) in
stato di quiete (in assenza di forze) arriverà, in modo rettilineo, sulla
parete opposta esattamente all’altezza del foro in entrata. Se l’ascensore si
muove con velocità costante verso l’alto (o verso il basso) il fascio colpirà in
un punto più basso (o più alto) la parete opposta descrivendo sempre una
traiettoria in linea retta. Ma se l’ascensore (o il razzo) è soggetta ad
un’accelerazione costante verso l’alto (o verso il basso) la luce descriverà
una traiettoria a parabolica (ad un eventuale osservatore esterno all’ascensore).
Per il principio di equivalenza il fascio di luce subirà una deflessione
rispetto all’andamento di una traiettoria rettilinea anche se si trova in un
campo gravitazionale. La forza di gravità non è più una interazione tra corpi
dotati di massa ma una caratteristica dello spazio-tempo; le masse incurvano lo
spazio-tempo costringendo qualsiasi cosa
a percorrere traiettorie curve o accelerate ed è per questo che la stessa luce
percorre geodetiche.
Il
riscontro delle previsioni di alcune conseguenze cosmologiche della relatività
generale ne rappresentano la conferma sperimentale.
Una prima conseguenza prevista dalla
relatività generale è la deviazione angolare subita da un raggio di luce che
passa rasente alla superficie del Sole e denominato deflessione einsteiniana della luce. Un raggio viene deviato di un
certo angolo dal suo cammino rettilineo quando passa in prossimità di un corpo
con massa rilevante.[12]
Un secondo effetto è previsto sempre per le
onde per elettromagnetiche. Un corpo soggetto ad un campo gravitazionale
aumenta la sua energia cinetica, la sua velocità. Cosa accade invece ad un
raggio di luce che cade in un campo gravitazionale? La velocità della luce non
può aumentare, cosa succede allora? Per aumentare l’energia deve
necessariamente aumentare la frequenza. In modo analogo un raggio di luce che
lascia la superficie di una stella e arrivi sulla Terra ha dovuto vincere il
campo gravitazionale della stella stessa e, pertanto, avranno perso energia che
si manifesta attraverso una lunghezza d’onda maggiore rispetto a quella
originale. Poiché nella luce visibile il colore rosso è quello a cui
corrisponde la lunghezza d’onda maggiore e la perdita di energia sposta la
lunghezza d’onda dal blu a rosso tale fenomeno prende il nome di redshift gravitazionale o spostamento verso il rosso gravitazionale.[13]
Una terza conferma è la spiegazione dello
spostamento anomalo del perielio di
Mercurio. Un corpo in orbita attorno ad un altro descrive un’ellisse
rispetto ad una massa sferica posta in uno dei due fuochi. Il punto di massimo
avvicinamento, chiamato periapside (o perielio rispetto al sole) è fisso.
Un possibile spostamento del perielio di un pianeta, detto precessione,
può essere dovuto all’attrazione gravitazionale degli altri pianeti che ne
perturbano l’orbita o, anche, in minor misura, allo schiacciamento polare
del Sole. Il piano del moto di rivoluzione (il piano dell’orbita dell’ellisse)
ruota dunque seguendo la linea che congiunge la distanza massima e la distanza
minima. Il pianeta Mercurio avanza però
più velocemente di quanto previsto (U. Le Verrier, 1846). Poiché il termine
correttivo introdotto per un corpo celeste in movimento riguarda il cubo del
rapporto fra velocità del corpo e la velocità della luce, i valori saranno
quindi apprezzabili solo quando la velocità del corpo sarà elevata. Tra tutti i
pianeti del sistema solare Mercurio è quello che ha la velocità maggiore e lo
spostamento anomalo del perielio più evidente.
Un quarto fenomeno è l’effetto lente gravitazionale. La luce di una
stella posta dietro un corpo di grande massa (un’altra stella, una galassia, un
buco nero) più vicina e allineata anch’essa con l’osservatore apparirà distorta
(lensing gravitazionale). Con diverse condizioni di allineamento avremo
differenti effetti prodotti; la luce del corpo lontano può apparire amplificata,
ruotata oppure il corpo lontano può essere replicato più volte in prossimità
del corpo intermedio (la cosiddetta croce di Einstein con al centro il corpo
originale e intorno la sua replica fino a sei volte) o, ancora, la sua luce può
essere deformata come arco di cerchio attorno alla massa intermedia tra la
sorgente di luce e l’osservatore fino a formare un anello completo (l’anello di Einstein). Una massa consistente produce infatti una curvatura dello
spazio-tempo tra il corpo più lontano e l’osservatore fungendo da lente
gravitazionale.[14]
Lo studio (F. Zwicky, 1937) e la ricerca dell’effetto lente gravitazionale è
stato confermato (D. Walsh, R.F. Carswell, R.J. Weymann, 1979-1981). Due Quasar
apparentemente uguali erano in realtà l’immagine duplicata dello stesso Quasar.
Un quinto effetto è la formazione di onde
gravitazionali, una increspatura dello spazio-tempo prodotto da accelerazioni
di massa a simmetria non assiale [15]
(in modo del tutto analogo alle cariche elettriche che, in moto accelerato,
emettono onde elettromagnetiche). La quantità di energia trasportata dalle onde
gravitazionali dovrebbe produrre una variazione di 10-21 m (un milione di volte inferiore alle
dimensioni di un protone) sulla distanza di 1 metro. Le onde gravitazionali sono ricercate a seguito di eventi
astronomici come la coalescenza [16]
di sistemi compatti quali due stelle di neutroni, due buchi neri oppure una
stella di neutroni e un buco nero ma anche a seguito dell’esplosione di una
supernova. [17]
Si ricercano anche fonti continue per
l’emissione di onde gravitazionali sia come fenomeno tipico dopo 10-43
secondi dalla nascita dell’Universo sia nella rotazione di stelle di neutroni
(a simmetria non assiale).
Se
la geometria dello spazio-tempo è determinata dalla distribuzione delle masse
presenti in esso, quando tale distribuzione viene modificata (perché, ad
esempio, una di tali masse si sposta molto rapidamente subendo un’improvvisa
accelerazione) la geometria dello spazio-tempo deve cambiare di conseguenza.
Poiché questa variazione nella geometria non è istantanea, ma si propaga alla
velocità della luce c, deve prodursi
un’onda gravitazionale rilevabile.[18]
Recentemente sono state osservate (K. Thorne, R. Weiss e R. Drever, 2015) a
seguito della fusione di due buchi neri rispettivamente di 29 e 36 masse solari
che si sono fusi in un buco nero rotante pari a 62 masse solari. La rimanente
energia di 3 masse solari è stata appunto emesse come onde gravitazionali. I
due buchi neri hanno spiraleggiato e si sono scontrati ad una velocità pari al
50% di quella della luce ad una distanza di circa 1,4 miliardi di anni luce:
l’evento è accaduto cioè oltre 1,4 miliardi di anni fa!
[1] Una volta nota
la velocità del treno e l’istante in cui i carrelli partono simultaneamente (ad
esempio nel momento in cui l’inizio del vagone attraversa il primo punto sulla
banchina procedendo verso l’osservatore) si può verificare che, per incontrarsi
dove c’è l’osservatore (che coincide con la posizione a metà del vagone) il carrello
che parte dalla fine del vagone dovrà percorrere 15 metri in 10 secondi
mentre l’altro carrello dovrà percorrere 5 metri
in 10 secondi. Il primo carrello avrà
un velocità di 1,5 m/s (cioè 0,5 m/s + 1 m/s della velocità del vagone) e il secondo carrello avrà una
velocità di 0,5 m/s (cioè 1,5 m/s – 1 m/s della velocità del vagone).
[2] La massa inerziale è proporzionale all’inerzia del corpo – e
rappresenta la sua resistenza al cambiamento al suo stato (di quiete o di moto
rettilineo uniforme) quando su di esso viene applicata una forza mentre la
massa gravitazionale è proporzionale al campo gravitazionale che produce.
[3] Il concetto di
azione a distanza, senza contatto fisico, il concetto cioè di campo, è stato
ipotizzato a metà del XIX secolo (M. Faraday, 1844)
[4] In effetti, quando consideriamo la
resistenza dell’aria, i corpi più pesanti cadono più velocemente. Per uno
stesso oggetto sferico, la massa è proporzionale al cubo del raggio mentre
l’attrito è proporzionale al quadrato del raggio; in altre parole più cresce il
raggio – la massa – più è ininfluente l’attrito ma, in assenza di attrito, due
corpi con differente massa subiscono la stessa accelerazione. Anche il fatto
che un corpo persevera nel suo stato di moto non è così intuitivo e, ancora,
siamo propensi piuttosto a pensare che lo stato naturale dei corpi sia quello
di quiete. In questo caso siamo influenzati dalla forza di gravità che
condiziona tutta la nostra vita e che, attraendo i corpi, permette loro di generare una resistenza allo
spostamento, una forza di attrito.
[5] E se sul
pavimento posizioniamo una bilancia a molle una volta che l’osservatore ci
finirà sopra vedrà il suo peso aumentare (il suo corpo risulterà
spinto nel verso opposto a quello del moto dell’ascensore), ma lo stesso
effetto potrebbe essere misurato se l’ascensore dovesse essere fermo e soggetto
ad un improvviso e intenso campo gravitazionale.
[6]
Le forze apparenti sono tutte riconducibili, seppur con
opportune correzioni, alle forze di accelerazione.
[7] Astronauti
lontano da campi gravitazionali potrebbero convenientemente evitare danni alla
struttura ossea e ai muscoli facendo ruotare una ipotetica astronave a forma di
ciambella in modo che la spinta verso l’esterno generi un forza, un peso!
Naturalmente ci
sono sistemi più comodi e le astronavi hanno forme più consone…
[8]
Il campo gravitazionale non ha un effetto uniforme sui corpi e
un sistema in caduta libera risulta essere inerziale solo se localmente
limitato nello spazio-tempo. Le linee di forza del campo gravitazionale tendono
verso il centro di massa del corpo mentre le linee di forza dell’ascensore no. È
certo che se dovessimo costruire un’astronave gigantesca i due estremi (alto e
basso) risentirebbero diversamente della curvatura dello spazio-tempo ovvero
due oggetti nella stessa astronave posti ad una distanza non esattamente uguale
rispetto al centro di massa della navicella risentirebbero in modo diverso
dell’azione gravitazionale. Non solo. Due oggetti posti ad una certa distanza tenderebbero a
convergere l’uno verso l’altro perché entrambi diretti verso il centro di
massa; l’equivalenza fra campo inerziale e gravitazionale è quantitativa,
ovvero numerica, e locale.
[9] La geodetica è la lunghezza dell’arco minore della
circonferenza massima che collega i due punti (e ha come centro il centro della
sfera). In pratica, se prendiamo come riferimento il pianeta Terra e lo
consideriamo una sfera perfetta, tutti i meridiani sono geodetiche mentre solo
l’equatore, tra i paralleli è una geodetica.
[10] Il fatto che la massa inerziale di un
corpo potesse essere il risultato della sua interazione gravitazionale con
tutte le masse presenti nell’universo era stato ipotizzato già qualche anno
prima (E. Mach, 1883): la massa non è dunque una caratteristica intrinseca del
corpo, ma la conseguenza della sua interazioni con tutti gli altri corpi.
L’origine dell’inerzia dei corpi non è perciò dovuta al moto rispetto allo
spazio, ma al moto rispetto le altre masse distribuite nell’universo.
[11] Gli effetti
della gravità previsti dalla teoria della relatività generale saranno
approfonditi nel post “effetti sconvolgenti:
la gravità”.
[12] La
previsione della deflessione della luce da parte del Sole era stata prevista
(I. Newton, 1704) e calcolata (J.G. von Soldner, 1808) anche nell'ambito della fisica classica.
[13] Diverso è il
fenomeno di redshift o spostamento
verso il rosso in generale, che può essere causato dall’effetto Doppler
relativistico, dalla forza gravitazionale
(redshift gravitazionale) e/o
dall’espansione dell’universo. Pur producendo un effetto simile le cause sono
concettualmente diverse.
[14] Tenendo una
fiamma di un accendino a circa 40 cm
di distanza dall'occhio e infrapponendo un calice vuoto utilizzato come
cannocchiale (con lo stesso orientamento che lo utilizzeremmo per bere) è
possibile riprodurre l’effetto che bene ricorda l’anello di Einstein.
[15] Un corpo
compatto a simmetria sferica non emette onde gravitazionali.
[16] Processo fisico
attraverso il quale gocce di un liquido,
le bollicine di un aeriforme oppure le particelle di un solido si
uniscono per formare delle entità di dimensioni maggiori.
[17] La coalescenza,
il processo attraverso il quale due o più parti si uniscono insieme, in questo
caso prevede tre fasi specifiche: spiraleggiamento, fusione e smorzamento.
Nella prima fase i due corpi orbitano l’uno attorno all’altro perdendo energia
e momento angolare con l’emissione di onde gravitazionali che aumenteranno di
energia man mano che i due corpi aumentano di velocità avvicinandosi sempre di
più fino alla loro fusione per terminare con lo smorzamento dove l’ampiezza
delle onde gravitazionali si smorza velocemente.
[18] Della durata di
qualche frazione di secondo e una frequenza da 0 a 250 Hz. I rilevatori di onde
gravitazionali sono di tipo interferometrico. In due bracci disposti
perpendicolarmente e della lunghezza di 4 km
(LIGO) oppure di 3 km ciascuno
(VIRGO, nel comune di Cascina, località Santo Stefano a Macerata in provincia
di Pisa) è stato fatto il vuoto ultra spinto e si propagano fasci laser
riflessi da specchi (resi insensibili alle vibrazioni) così da produrre fenomeni
di interferenza su un rilevatore. Un’onda gravitazionale che attraversa i due
bracci produce un allungamento in uno dei due bracci e un accorciamento
nell’altro causando uno sfasamento della luce laser che può essere
rilevato.
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