venerdì 7 luglio 2017

Un' avventura impossibile?

PERCHÈ QUESTO BLOG

 
Dopo molti anni ho deciso di condividere sul web la mia passione per la fisica moderna
   
    Alle scuole superiori si studia la fisica classica mentre l’altra fisica è solitamente accennata alla fine del programma dell’ultimo anno.
  Quando cerchiamo di approfondire la nostra conoscenza di fisica moderna ci imbattiamo spesso in concetti espressi con una matematica per noi incomprensibili. Perché non cercare di renderci familiare questa fisica con le quattro operazioni da noi conosciute fin dalle scuole elementari? Certo aggiungiamoci le radici e le frazioni, mettiamo anche numeri molto grandi o molto piccoli (notazione scientifica o esponenziale) e poco altro senza andare oltre le equazioni di secondo grado! 
  Ecco come inizia la nostra avventura.
  Che ne dite? sarà un’ avventura impossibile? Vedremo...

L'avventura infinita: 
un'avventura impossibile?

 L’avventura ha un fascino irresistibile. Sarà perché di solito è un’esperienza avvolta da un alone di mistero o perché viviamo nell’in-certezza l’evolversi delle situazioni – mantenendo uno stato di suspense fino all’esito finale – o, ancora, sarà per qualche motivo che non riusciamo a spiegare, ma quando le nostre sensazioni ci trasmettono qualcosa di unico o irripetibili, un impresa straordinaria, da poter rivivere, magari anche solo con noi stessi, sappiamo per certo che stiamo vivendo un’avventura.
  Poco importa se l’avventura è vissuta come protagonista o come comparsa, l’importante è esserci. È quello che rimane nella nostra memoria e che possiamo richiamare stimolando nuovamente il livello di adrenalina solo per il fatto di poterlo raccontare.
  L’avventura non è da confondere con l’evento. L’evento ci conquista, ma l’intensità delle sensazioni è racchiusa e già predefinita in un tempo limitato spesso con un alternarsi di tensione dovuta alla speranza, alla sofferenza, alla gioia o alla delusione; è quello che accade di frequente quando assistiamo, in particolare, agli eventi sportivi o musicali. L’evento è poi vissuto spesso come spettatore – forse con pochi istanti di gloria – ma, in ogni caso, il livello di eccitazione psico-fisica supera un certo limite e lo stato di esaltazione cresce ancor più se in ambito collettivo…
  Anche l’emozione della prima volta di un’esperienza, che può essere vissuta in modo più passivo, come ad esempio l’essere passeggero di un aereo, oppure in modo più attivo, come il semplice passaggio dal gattonare al camminare o all’andare in bicicletta o, anche, dal guidare l’automobile (ancor meglio pilotare qualcosa di più veloce) può essere inteso più come evento che come avventura. [1]
  L’avventura è frequentemente contraddistinta dall’imprevisto. Molte avventure iniziano in particolari circostanze, quando si esula dal pianificato. Di notte, al buio, la rottura dell’autovettura che stiamo guidando in aperta campagna o lo scalo inatteso di un aereo in una località lontana, in un luogo sconosciuto o avverso, è spesso l’inizio di quella che riteniamo un’avventura.
  Il confronto è pure un’ avventura e, in questo senso, il rapportarsi con nuove culture. L’occidente, e l’Europa in particolare, è talmente distante dalle tradizioni orientali (senza scomodare le tribù aborigene dell’Australia o del Borneo) che il cercare di capire, inquadrare e a maggior ragione condividere comportamenti sociali lontani dai nostri schemi è sicuramente un’avventura.
  L’avventura è vissuta anche come una sfida, con gli altri, con la natura o con sé stessi. La sfida è tanto più ardua quanto è più affascinante; e diventa addirittura un’attrazione fatale se la sfida è con il nostro intelletto. In questo caso possiamo contare solo sulle nostre forze, sul nostro impegno e sulla nostra dedizione. È l’acquisizione di una conoscenza o di un’esperienza che prima non avevamo che fa la vera differenza!
  L’avventura è dunque scoperta. Il cercare di comprendere concetti scientifici apparentemente impossibili, al di fuori della nostra portata e che descrivono l’infinito è, per molti, l’avventura più affascinante. [2]
  L’uomo è da sempre stato attratto da quello che riteneva essere infinito: dall’infinito del microcosmo all’infinito del macrocosmo.
  Basta rivolgere lo sguardo al cielo in una notte limpida e subito ci perdiamo nell’immensità dell’universo e mentre cerchiamo pianeti, costellazioni, stelle, nebulose e galassie riflettiamo anche sul suo opposto rappresentato da molecole, atomi, elettroni, protoni e neutroni. Intuitivamente ci piace pensare che l’uomo è il punto di incontro (dimensionale) tra questi due estremi, sorretti anche dal fatto che guardiamo nell’infinitamente grande attraverso i telescopi e osserviamo l’infinitamente piccolo con i microscopi. [3]
  Riflettere sull’infinito, grande o piccolo che sia, è sicuramente già un’avventura incredibile ma, spesso, quando cerchiamo di approfondire la nostra conoscenza ci imbattiamo in concetti riconducibili a un formalismo matematico che si allontana dall’intuizione.
  La nostra avventura, la nostra sfida, è proprio questa: arrivare a un risultato che ci coinvolge e ci appassiona attraverso lo svolgimento di equazioni con una difficoltà riconducibile al livello della matematica delle scuole secondarie superiori (istituti tecnici).[4] L’obiettivo è quello di sentire i concetti di una fisica da fantascienza riuscendo, almeno qualche volta, a calcolarne il risultato!
  Una sfida impossibile? Certo che no! Quale avventura o quale soddisfazione può essere più grande di quella di aver perlomeno intuito, se non proprio capito, la fisica dell’estremo?
  Certo, in quanto a soddisfazioni, il miracolo della vita (di una nuova vita) non ha paragoni, ma questo è, appunto, un miracolo…
  L’avventura infinita, al confine tra il razionale e la fantasia, è in ognuno di noi; qualcuno decide di viverla da protagonista, altri la vivono da spettatori e molti non la vogliono vivere assolutamente. È una libera scelta, legata esclusivamente alla sensazione che l’avventura stessa riesce a trasmetterci, ma se state leggendo queste righe avete, in qualche modo, già deciso!
  La nostra avventura è una scorribanda dove, con un approccio non proprio ortodosso, ma sicuramente efficace, si ripropongono concetti di fisica spesso proibitivi per i non addetti.[5]
  E proprio da un non addetto, da un appassionato, da un innamorato della scienza, arriva l’invito per vivere assieme quest’avventura.
  Possiamo decidere di viaggiare con la fantasia stando comodamente seduti alla nostra scrivania o sul divano, con un foglio Excel aperto per fare subito quattro calcoli. [6]
  È questo un simpatico modo per riavvicinare l’ordine di grandezza di questioni che sembrano davvero troppo lontane da noi e che, invece, a volte, fanno parte del nostro quotidiano. È così che la favola può diventa realtà e trasformarsi in avventura.


[1] Diverso è ciò che il bambino scopre attraverso il processo di mobilità dovuto al camminare…
[2] Spesso l’infinito si incrocia con i grandi temi di carattere filosofico-religioso che qui non tratteremo. Sono le domande che si riassumono nel cosiddetto senso religioso: chi siamoda dove veniamo e dove andiamo? Similmente non si entrerà nel termine tecnico, da un punto di vista fisico, di infinito; l’accezione è qui intesa come estremamente grande o estremamente piccolo.
[3] Senza l’utilizzo di strumenti abbiamo comunque l’idea della dimensione di 10-5 m (lo spessore un comune capello) e di 105 m (100 km, neanche un’ora di macchina in autostrada, traffico permettendo). A ben riflettere riusciamo anche ad immaginare una distanza di 106 m (la distanza, in linea d’aria, tra Milano e Catania) e, forse, anche di 107 m (la distanza, in linea d’aria, tra Milano e Los Angeles) mentre si inizia ad avere qualche difficoltà con distanze di un’ ordine di grandezza superiore.  
[4] Alcuni calcoli saranno indicati direttamente nel testo mentre, per i più volenterosi, altri saranno rimandati nelle note a piè pagina.
[5] Naturalmente questo non è un compendio di Fisica, ma un’avventura che vive alcuni momenti più intensamente di altri. In questo senso alcuni argomenti avranno una predominanza di tipo storico nel descrivere il problema o il concetto che si vuole evidenziare, altri sono prettamente di tipo tecnico, di calcolo, alcuni sono di tipo misto dove il concetto viene sorretto dal calcolo e, infine, pochi sono di tipo filosofico.
[6] Omettendo spesso, durante il calcolo, le unità di misura, con sommo dispiacere dei fisici, ma con grande soddisfazione da parte nostra…

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